venerdì 10 febbraio 2012

Acufene e sviluppo delle conoscenze: il tempo del ringraziamento

Oggi pensavo a come si costruisce una visione complessa.
Ogni professionista, se ben formato, è la risultante di innumerevoli  incontri compresi quelli ideali che si sostanziano tra le pagine di testi scritti.
Eppure ne ho trovati pochi consapevoli o responsabili del debito che devono ai maestri, grandi e piccoli, che hanno incontrato sul loro cammino.
La prima azione di un professionista è il desiderio di emergere, di distinguersi, di trasformare quanto ereditato in un prodotto autoreferenziale.
Senza alcun dubbio plauso alla vivace intelligenza del bulimico divoratore di pensieri e idee altrui che ha saputo trasformare tale eredità in una veste personalizzata, a volte decisamente innovativa e utile.
Eppure ‘A Cesare quel che è di Cesare’ pare aver fatto il suo tempo e se ancora nella vecchia generazione di professionisti e-ducati anche alla forma vi era e vi è l’abitudine a ringraziare i propri maestri o ispiratori, oggi sembra che l’abitudine al ‘copia e incolla’ si preoccupi più che altro di cancellare anche solo il ricordo di un possibile creditore.
Sarà l’epoca della globalizzazione che spegne l’identità rendendoci affamati di sfumature differenzianti.
Nelle attuali professioni di aiuto poi il tema è particolarmente spinoso in quanto il modello multidisciplinare sta prendendo sempre più piede nella presa in carico del paziente e negli scambi continui e fertili tra visioni specialistiche le definizioni sono sempre più ardue.
Eppure in alcuni casi basterebbe dire ‘noi’ per fugare il sospetto di un’appropriazione indebita, a maggior ragione in tempi ove nei tribunali si discute di abuso della professione a tutela della salute del paziente.
Così oggi ripensavo anche ai miei maestri, quelli istituzionali, quelli che mi hanno dato gli strumenti di pensiero e pratici per operare nella professione.
Penso:
-    ai docenti del corso di laurea che mi hanno insegnato gli aspetti basilari del funzionamento psicologico
-    alla Bona, mia tutor del tirocinio post-lauream che mi ha introdotta all’osservazione psicologica degli acufenici
-    a Marina, otorinolaringoiatra, audiologa e foniatra che mi ha mostrato quale impatto possano avere gli acufeni sull’equilibrio fisico di una persona
-    a Marco, Diego, Serena, Dolores e altri che durante la specializzazione in psicoterapia mi hanno dotata di ulteriori strumenti di osservazione e intervento con le persone sofferenti
-    a Dario che mi ha introdotta alla complessità di eventi e prassi frutto di decenni di sudato impegno

‘Solo’ queste persone nomino avendone in mente e nel cuore tante altre che anche in brevi incontri hanno aggiunto della loro esperienza alla mia formazione.
Alcuni di loro non ci sono più ma continuano a vivere in me che ho avuto la fortuna di raccogliere qualche loro seme.
E oggi, ripensando ai capisaldi della mia formazione, ho avuto l’immagine di una staffetta dove ognuno di loro ha dato il contributo a un’immaginaria corsa verso la conoscenza.
E pensavo anche che in ogni incontro con un acufenico tante sono le persone che insieme a me entrano in quell’esperienza, e che una visione complessa non si improvvisa leggendo un libro.
E insieme a loro tutti i pazienti che con la loro personale esperienza hanno aggiunto un pezzo alla visione di un fenomeno così ampio.

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