lunedì 13 febbraio 2012

Acufene e formazione degli psicoterapeuti

A sorpresa scopro che il blog è letto anche da colleghi che si interessano di acufene.
Concordo quando si dice che è importante avere una formazione specifica trattando di acufenici, anche solo avere una visione dei molteplici aspetti e piani che si intersecano nella diagnosi e nella scelta del trattamento più adatto.
Oggi la psicoterapia, cioè la cura di componenti psicologiche disfunzionali, ha raggiunto livelli di sofisticazione la cui efficacia ricerche sempre più diffuse a livello internazionale stanno scientificamente dimostrando.
Anche le nostre Università approntano ricerche di valutazione dell’efficacia degli interventi e forniscono strumenti a uso dei professionisti.
Naturalmente questo è quanto di meglio possa fare la scienza.
È finito il tempo di promesse di guarigioni miracolose o di sconforto impotente di fronte all’acufene, e vi sono dei casi che effettivamente presentano una sofferenza tale da mettere in scacco i professionisti che a vario titolo se ne occupano.
Ma ciò che importa è non gettare la spugna e mantenere ben chiara la rotta della ‘ricerca-azione’, cioè di quel ripensarsi in forma critica quando emergono difficoltà legate alla pratica clinica e alla cura che a ben vedere è insito nella formazione dello psicologo in Italia oggi.
Così mi piacerebbe che lo spirito critico e l’auto osservazione che connotano la professione di psicologo, dove il rimando continuo tra la teoria e la pratica costituisce il nucleo professionalizzante della disciplina, potesse destare l’interesse di un numero maggiore di colleghi in équipe multidisciplinari.

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