In ‘Acufene e stress’ accennavo a come lo
stress ‘cattivo’ sia dovuto a un eccesso di richieste da parte dell’ambiente.
L’eccesso può essere definito sia da una
grande quantità di stress in poco tempo, sia da una minore quantità ma in un
tempo maggiore.
In questo modo vediamo come l’acufene possa
mettere a dura prova la serenità e tranquillità di chi lo patisce.
Sappiamo inoltre che spesso il pensiero sull’acufene
è di tipo prevalente così che si hanno casi paradossali dove la persona che non
sente l’acufene tende a ‘cercarlo’.
Così, quando si presentano situazioni che
richiedono concentrazione, come la lettura, lo studio o altre attività dove l’oggetto
principale non sia l’acufene vi è un’interferenza tra l’importanza da dare all’acufene
e quella da dare alla nuova attività come se le due situazioni volessero
contendersi tutta l’attenzione dell’individuo.
Purtroppo se stiamo parlando di un acufenico
che affronta in modo negativo il suo acufene, sarà molto probabile che da
questa lotta chi ne uscirà vincitore sarà proprio l’acufene che, in tal modo,
non solo otterrà una vittoria, ma porrà le basi per un rafforzamento della
prevalenza del pensiero.
Risulta molto importante quindi impegnarsi
affinchè l’ago della bilancia non penda sempre e solo da un lato!