domenica 19 febbraio 2012

Guida sull’acufene: come prende corpo un’idea?

Le idee si sfiorano, si riconoscono, si rincorrono e, se minimamente si piacciono, tendono a unirsi.
Si uniscono a formare nuove idee o, come in questo caso, a condensarsi per diventare un oggetto concreto.
Ed ecco che inizia a definirsi una piccola brochure formato pdf, più pesante di un’idea e più leggera di un trattato.
Una guida sull’acufene dove il tono è disincantato e leggero, con delle vignette divertenti a far da cornice.
Perché talvolta anche i peggiori mostri si sciolgono di fronte a una sonora risata!
Chissà l’acufene!

Acufene e terapie complementari

A proposito di staffette e ringraziamenti.
E a proposito di Acufene, visto che questo è un blog che tratta di acufene, di acufenici e riflessioni su tutto quanto li riguarda …
Navigando sul web mi sono imbattuta su un forum di acufenici che si scambiavano consigli ed esperienze relative all’acufene.
Tra questi una signora che, molto stupita, raccontava di aver ricevuto dal suo medico il consiglio di occuparsi del fegato per affrontare l’acufene. La signora si chiedeva quale rapporto potesse esserci tra l’acufene e il fegato.
Ebbene, questa indicazione trae origine dalle teorie della medicina tradizionale cinese secondo cui l’acufene potrebbe essere il risultato di uno squilibrio del meridiano del fegato.

sabato 18 febbraio 2012

Guida gratuita… Una guida sugli acufeni?

(Non più disponibile)


Un’idea tira l’altra, è proprio vero.
E infatti, stimolata anche dallo scrivere su questo blog i miei pensieri sull’Acufene, mi sono mobilitata per costruire una mini-guida descrittiva che inquadrasse in una sorta di percorso a tappe gli aspetti psicologici dell’acufene, fornendo al contempo degli strumenti per ‘assaggiare’ questa complessità.

Acufene e psicofarmaci

‘Se hai un disagio psicologico per l’acufene prendi lo psicofarmaco!’.
Non avrei immaginato di dover tornare sul tema della formazione e dell’importanza della diagnosi nella cura per gli acufeni.
Da più parti si è diffusa l’idea che la pillola della felicità sia una e una sola e sia il rimedio di ogni tipo di disagio o sofferenza.
Peccato che l’esperienza e la realtà disattendano una visione così semplicistica e che, anzi, il bilancio farmacologico metta a dura prova anche i medici più esperti.
Occorre quindi ricordare che varie sono le tipologie di psicofarmaci così come diverse le dimensioni psicopatologiche che tengono sotto controllo in caso di necessità.
La cui prescrizione deve avvalersi di un consulto diretto con il medico di riferimento.

Acufene e psicoterapia

In questi giorni ho fatto delle altre riflessioni in merito all’intervento psicoterapeutico per gli acufeni e su quanto già affermato dell’efficacia della psicoterapia.
Prendo spunto da un convegno svoltosi nel 2003: anche se ormai appare storia antica credo non sia superfluo ricordare.
In tale occasione un imprenditore famoso per avere integrato teorie cliniche e modalità terapeutiche in ambito medico, psicologico e audioprotesico affermò con decisione e senza supporto di evidenza scientifica:
‘la psicoterapia con il paziente acufenico non serve a nulla!’.
Ricordo il mio sconcerto visto che quasi tutti i medici e specialisti che avevo incontrato osservavano l’esistenza di una ‘componente psicologica’ nei pazienti con acufene e l’importanza di approfondirne l’origine, e sconcerto visto che un’affermazione così assoluta non era supportata da una sola ricerca che dimostrasse quanto l’imprenditore stava affermando.
Inutile fu il mio tentativo di richiedere un chiarimento in proposito ed ebbi come risposta solo una sonora risata. Mi spiegai la cosa pensando che fosse per la mia disastrosa pronuncia inglese …
L’imprenditore imputava il fallimento del suo metodo al fatto che chi lo applicava senza fare il suo corso non poteva avere successo nel togliere l’acufene …
Fin qui la storia.
Di recente, navigando sul web, ho trovato un sito che si occupa di acufeni dove sono accostati lo stesso imprenditore, vari tecnici di diversa provenienza e un solo psicoterapeuta il quale afferma che
‘il disturbo psicologico come ansia e depressione legato all’acufene va trattato con la psicoterapia!’.
Confesso che pensando ai due episodi mi sarebbe parsa un’incongruenza se non conoscessi la confusione che molti operatori che si occupano di acufeni hanno riguardo alla natura, al senso e alla diagnosi differenziale dei disturbi psicologici che si riscontrano in chi lamenta l’acufene.
Per questo vorrei concludere questo post citando solo a titolo di esempio due tra le numerose pubblicazioni di ricerche che si fanno sull’efficacia della psicoterapia in generale e con gli acufenici in particolare:

- Jones, E. E. (2008). L’azione terapeutica. Milano: Raffaello Cortina.
- Birgit Watzke, Heinz Rueddel, Uwe Koch, Matthias Rudolph2 and Holger Schulz, ‘Comparison of Therapeutic Action,Style and Content in Cognitive–Behavioural and Psychodynamic Group Therapy under Clinically Representative Conditions’, Clin. Psychol. Psychother. 15, 404–417 (2008).
Published online 10 October 2008 in Wiley InterScience (www.interscience.wiley.com). DOI: 10.1002/cpp.595

venerdì 17 febbraio 2012

Acufene : la realtà europea

Basta visitare il sito dell’EUTI (European Federation of Tinnitus Associations) per comprendere come l’acufene non sia un sintomo culturalmente circoscritto.
Tale associazione si occupa del coordinamento delle associazioni che si occupano di acufene in area europea, coinvolge molteplici studiosi e fornisce le linee guida comuni nei Paesi coinvolti.
Si può visitare il sito all’indirizzo: www.eutinnitus.com/.

L’esistenza di un tale sito dimostra da un lato la diffusione dell’acufene, dall’altro l’interesse e gli sforzi della scienza di trovare nuove cure o protocolli di intervento specifici per l’acufene, e infine la definizione dei limiti che questi approcci possono avere.
La posizione dell’EUTI di fronte alle cure non convenzionali per l’acufene dimostra il rigore metodologico per cui, a fronte di casi di acufenici che si dichiarano soddisfatti di tali interventi non convenzionali, e in mancanza di ricerche che dimostrino scientificamente sia l’efficacia che la non efficacia di tali interventi, sospende il giudizio.
Pur, naturalmente, invitando il paziente con acufene a una scelta cauta e oculata dei trattamenti.

lunedì 13 febbraio 2012

Acufene e le fasi della vita 2: l’età lavorativa

Chi, pur non essendo acufenico, ha un’idea di cosa sia convivere con un acufene invalidante e dovere lo stesso essere un lavoratore efficiente?
Spesso parlo di acufeni con chi non ne ha mai sentito parlare prima e, come accade per tutte le ‘patologie che non si vedono’, può essere arduo comprenderne i risvolti.
Ascoltare la storia di chi è affetto da acufene può aprire gli orizzonti su questo territorio, così talvolta invito le persone interessate a sapere di più sull’acufene a visitare qualche sito specialistico e forum di acufenici che si scambiano consigli ed esperienze.
Proprio in questi forum si può scoprire con quanta difficoltà affronta la quotidianità lavorativa chi ha un acufene invalidante da molti anni, o chi ha appena scoperto di avere l’acufene e sta cercando di abituarsi, quasi avesse una zavorra di cui non riesce a liberarsi.
E spesso in queste condizioni l’acufenico vede diminuire le sue energie, diminuire la sua capacità di concentrazione e lavorativa, e a volte è costretto o a ‘darci dentro’per cambiare le condizioni di lavoro, se è fortunato e la situazione lo permette, o a cambiare lavoro se il disturbo per l’acufene diviene sofferenza insopportabile e insostenibile (penso per esempio alle persone che lavorano in ambienti rumorosi come scuole, locali o discoteche e che magari soffrono per l’acufene a causa di un trauma acustico).
A fronte di questo, però, ci sono i casi di coloro che vedono diminuire le proprie prestazioni all’insorgenza dell’acufene perché il loro organismo (non solo fisico ma anche psicologico) sta cercando di abituarsi con un nuovo equilibrio, o casi di coloro che trovano strategie vincenti per gestire l’acufene, o, infine, coloro cui l’acufene ha fatto solo una breve visita.
In ultima analisi l’effetto dell’acufene sulla capacità lavorativa dipende dal tipo di lavoro, dalle caratteristiche dell’acufene e dalle caratteristiche della persona che deve fronteggiare quell’acufene.

Acufene e Qualità della Vita

QdV  (Qualità della Vita) in italiano, QoL (Quality of Life) in inglese.
Se ne sente tanto parlare, e la si usa in diversi contesti.
Ma che cosa si intende esattamente per qualità della vita?
Generalmente infatti si considerano dati ‘oggettivi’ che si sintetizzano in un adeguato tenore di vita cioè in tutto ciò che concerne l’assicurazione dei bisogni primari di cibo, riparo, salute, sessualità, e la soddisfazione di bisogni secondari quali attività culturali e ricreative, sport, relazioni ecc.
Ma oggi la Psicologia della Salute si concentra non solo sui dati ‘oggettivamente’ e genericamente riconosciuti importanti, ma anche sulla soddisfazione ‘soggettiva’ che ogni singolo individuo ricava nel rapporto con se stesso e con l’ambiente che lo circonda.
Così quando ci occupiamo di qualità della vita in presenza di acufene, capiamo bene quanta parte abbia la personale valutazione che il singolo individuo dà della propria situazione, e come un acufenico possa o meno sentire di vivere una vita qualitativamente soddisfacente indipendentemente da indici che dall’esterno parrebbero discostarsene.
E questo, tengo a sottolinearlo, sia nel caso di un ‘lieve’ acufene in condizioni di vita oggettivamente eccellenti, sia nel caso di un ‘forte’ acufene non invalidante in condizioni di vita più scomode.
Nel mondo variegato della vita e dell’acufene non esistono schemi rigidi.

Acufene e formazione degli psicoterapeuti

A sorpresa scopro che il blog è letto anche da colleghi che si interessano di acufene.
Concordo quando si dice che è importante avere una formazione specifica trattando di acufenici, anche solo avere una visione dei molteplici aspetti e piani che si intersecano nella diagnosi e nella scelta del trattamento più adatto.
Oggi la psicoterapia, cioè la cura di componenti psicologiche disfunzionali, ha raggiunto livelli di sofisticazione la cui efficacia ricerche sempre più diffuse a livello internazionale stanno scientificamente dimostrando.
Anche le nostre Università approntano ricerche di valutazione dell’efficacia degli interventi e forniscono strumenti a uso dei professionisti.
Naturalmente questo è quanto di meglio possa fare la scienza.
È finito il tempo di promesse di guarigioni miracolose o di sconforto impotente di fronte all’acufene, e vi sono dei casi che effettivamente presentano una sofferenza tale da mettere in scacco i professionisti che a vario titolo se ne occupano.
Ma ciò che importa è non gettare la spugna e mantenere ben chiara la rotta della ‘ricerca-azione’, cioè di quel ripensarsi in forma critica quando emergono difficoltà legate alla pratica clinica e alla cura che a ben vedere è insito nella formazione dello psicologo in Italia oggi.
Così mi piacerebbe che lo spirito critico e l’auto osservazione che connotano la professione di psicologo, dove il rimando continuo tra la teoria e la pratica costituisce il nucleo professionalizzante della disciplina, potesse destare l’interesse di un numero maggiore di colleghi in équipe multidisciplinari.

Acufene: un fenomeno ‘universale’

È l’acufene un fenomeno tipico delle società occidentali?
Nel bel libro di Donatella Cozzi che ho appena finito di leggere, ‘Le imperfezioni del silenzio’, vengono ben descritte le implicazioni che il gruppo sociale può avere nella formazione ed espressione del disagio psicologico.
Solo per citare alcuni studi e senza entrare nel merito di una trattazione che qui non trova luogo, ricordo gli psicoanalisti quando parlano di ‘psicosi etnica’, l’Analisi Transazionale quando parla di ‘copione culturale’, e il ‘sistema’  delle teorie del campo.
Ma è sufficiente digitare su Google ‘acufene e cura’, o ‘acufene e trattamento’, o ‘acufene e rimedio’, per esempio, per trovare un’ampia rosa di possibili proposte percorribili per affrontare l’acufene.
E tali proposte implicano modelli molto disparati delle teorie occidentali come di quelle orientali, delle medicine antiche e tradizionali come di quelle  moderne e all’avanguardia e, in alcuni casi, proposte che tentano un’integrazione e una rilettura di pratiche antiche applicate all’attuale stile di vita.
E del resto sappiamo da fonti scritte che già gli antichi egizi, gli assiro babilonesi e gli indiani del I sec. AC cercavano spiegazioni e rimedi al fenomeno dell’acufene.
Si può quindi affermare che l’acufene ha interessato e interessa una gran quantità di tempi, luoghi, persone, ‘presentandosi’ indipendentemente dai modelli che lo vogliono decifrare!

domenica 12 febbraio 2012

Acufene e psicoterapeuti

A ben vedere girando sul web noto con soddisfazione che inizia a essere riconosciuta l’importanza del trattamento psicologico nel disagio con l’acufene.
Da più parti è affermato che vi sono dimensioni che vanno trattate da psicologi e psicoterapeuti, figure che ormai appaiono in quasi tutte le équipe all’avanguardia.
Tra queste dimensioni l’ansia, i disturbi dell’umore, i disturbi cognitivi, del sonno, dell’alimentazione, relazionali solo per citare alcuni tra i più comuni legati all’acufene.
E questo riconoscimento non è inverosimile perché se nella mia esperienza ho trovato pochi colleghi al corrente di una complessità nel disagio con l’acufene (che, non finisco di sottolinearlo, non si esaurisce nella ‘mal sopportazione di un suono sgradito’ o nell’impatto dell’acufene sulla qualità della vita e il benessere), confrontandomi con loro ho comunque trovato che il sintomo acufene si presenta nei loro pazienti in più di un caso.

Perché un blog sugli acufeni?

Rispondo a chi mi pone tale domanda con il seguente post che avevo eliminato e che tra l’altro era il primo di questo blog sull’acufene:

'L’idea mi è venuta raccogliendo le innumerevoli richieste di informazioni da acufenici che vengono da tutta Italia (e talvolta anche dall’estero).
E’ una specie di ‘destino’ il mio. Ho infatti iniziato a conoscere e studiare gli acufeni in una struttura dove afferivano persone provenienti da tutta Italia. E molti di loro, dopo una prima valutazione con me, si trovavano nell’impossibilità di beneficiare di un intervento essendo lunga la strada che fisicamente ci separava.
Spesso mi chiedevano il nominativo di colleghi più vicini alla loro zona di residenza, ma purtroppo, sia perché sono pochi gli psicologi che si occupano a tutto tondo dell’acufene, sia perché io personalmente non li conoscevo, non potevo essere utile a questi pazienti che salutavo sempre con il pensiero di cosa avrei potuto fare per loro.
Inoltre le considerazioni sull’acufene continuavano a sorprendermi nelle situazioni più disparate.
Finchè non ha preso corpo l’idea di utilizzare internet, uno strumento a me poco familiare ma, oggettivamente e se ben usato, utile in casi di grande distanza.
Così mi sono detta: ‘visto che c’è, perché non provare a sfruttarlo per raggiungere quelle persone?’.
Certo, è poco rispetto alla ricchezza degli incontri di persona (in molti casi inevitabili come nel caso di un intervento clinico), ma molto rispetto al nulla con cui salutavo i miei pazienti più lontani.
Che ricordo ancora a uno a uno …
Così, avendo ormai conosciuto internet, ho deciso di utilizzare il blog per rendere condivisibili le mie riflessioni sull’acufene.
A chi di interesse.'

venerdì 10 febbraio 2012

Acufene e sviluppo delle conoscenze: il tempo del ringraziamento

Oggi pensavo a come si costruisce una visione complessa.
Ogni professionista, se ben formato, è la risultante di innumerevoli  incontri compresi quelli ideali che si sostanziano tra le pagine di testi scritti.
Eppure ne ho trovati pochi consapevoli o responsabili del debito che devono ai maestri, grandi e piccoli, che hanno incontrato sul loro cammino.
La prima azione di un professionista è il desiderio di emergere, di distinguersi, di trasformare quanto ereditato in un prodotto autoreferenziale.
Senza alcun dubbio plauso alla vivace intelligenza del bulimico divoratore di pensieri e idee altrui che ha saputo trasformare tale eredità in una veste personalizzata, a volte decisamente innovativa e utile.
Eppure ‘A Cesare quel che è di Cesare’ pare aver fatto il suo tempo e se ancora nella vecchia generazione di professionisti e-ducati anche alla forma vi era e vi è l’abitudine a ringraziare i propri maestri o ispiratori, oggi sembra che l’abitudine al ‘copia e incolla’ si preoccupi più che altro di cancellare anche solo il ricordo di un possibile creditore.
Sarà l’epoca della globalizzazione che spegne l’identità rendendoci affamati di sfumature differenzianti.
Nelle attuali professioni di aiuto poi il tema è particolarmente spinoso in quanto il modello multidisciplinare sta prendendo sempre più piede nella presa in carico del paziente e negli scambi continui e fertili tra visioni specialistiche le definizioni sono sempre più ardue.
Eppure in alcuni casi basterebbe dire ‘noi’ per fugare il sospetto di un’appropriazione indebita, a maggior ragione in tempi ove nei tribunali si discute di abuso della professione a tutela della salute del paziente.
Così oggi ripensavo anche ai miei maestri, quelli istituzionali, quelli che mi hanno dato gli strumenti di pensiero e pratici per operare nella professione.
Penso:
-    ai docenti del corso di laurea che mi hanno insegnato gli aspetti basilari del funzionamento psicologico
-    alla Bona, mia tutor del tirocinio post-lauream che mi ha introdotta all’osservazione psicologica degli acufenici
-    a Marina, otorinolaringoiatra, audiologa e foniatra che mi ha mostrato quale impatto possano avere gli acufeni sull’equilibrio fisico di una persona
-    a Marco, Diego, Serena, Dolores e altri che durante la specializzazione in psicoterapia mi hanno dotata di ulteriori strumenti di osservazione e intervento con le persone sofferenti
-    a Dario che mi ha introdotta alla complessità di eventi e prassi frutto di decenni di sudato impegno

‘Solo’ queste persone nomino avendone in mente e nel cuore tante altre che anche in brevi incontri hanno aggiunto della loro esperienza alla mia formazione.
Alcuni di loro non ci sono più ma continuano a vivere in me che ho avuto la fortuna di raccogliere qualche loro seme.
E oggi, ripensando ai capisaldi della mia formazione, ho avuto l’immagine di una staffetta dove ognuno di loro ha dato il contributo a un’immaginaria corsa verso la conoscenza.
E pensavo anche che in ogni incontro con un acufenico tante sono le persone che insieme a me entrano in quell’esperienza, e che una visione complessa non si improvvisa leggendo un libro.
E insieme a loro tutti i pazienti che con la loro personale esperienza hanno aggiunto un pezzo alla visione di un fenomeno così ampio.