Sappiamo
che una delle maggiori lamentele presentate con gli acufeni è la mancanza di
concentrazione.
La
concentrazione è il mantenimento dell’attenzione su un compito o un’esperienza
per un certo periodo di tempo, cioè quello che si fa leggendo questo post.
Anche
volendo dimenticare per un po’ il fastidioso ronzio per dedicarsi alla lettura
del nuovo libro acquistato, per l’acufenico risulta talvolta impossibile
riuscire ad arrivare alla fine della pagina.
L’attenzione,
di cui la concentrazione fa parte, è uno dei processi cognitivi fondamentali.
Esso è
fortemente legato agli altri e, in particolare, alla consapevolezza.
Possiamo
infatti distinguere accanto a un’attenzione consapevole una involontaria, come
quando un evento improvviso ‘cattura la nostra attenzione’ anche se siamo
assorti in un’altra attività (se cadesse un meteorite nella vostra cucina ora
probabilmente sospendereste questa lettura).
In
condizioni normali siamo in grado di dirigere la nostra attenzione su ciò che
desideriamo, anche se le cose si fanno più difficili se siamo stanchi,
assonnati, annoiati o in ansia.
Si capisce
bene quanto quest’ultimo quadro descriva la condizione degli acufenici che
hanno un disturbo costante che oltre a mantenerli in uno stato d’ansia, si
associa a problemi del sonno e quindi li rende stanchi e meno efficaci nel
mantenere l’attenzione.
Esistono
dei training di allenamento cognitivo utili ad aumentare le proprie
prestazioni. Ma questi risultano del tutto inutili se la persona che li segue
non ha uno stato psicofisico sufficientemente adeguato com’è il caso di chi
proviene da un lungo periodo di insonnia.
Nessun commento:
Posta un commento