Possono essere
implicate delle problematiche psichiche nelle anomalie
posturali?
Nella tradizionale dicotomia ‘mente-corpo’
quanto manifestato a livello somatico pareva ridursi a tale ambito.
Nei precedenti post ho spesso accennato alla più
avanzata visione ‘unitaria’ della persona, che in questo caso è preferibile
chiamare individuo proprio perché ‘indivisibile’,
intendendo sottolineare cioè l’interconnessione tra le sue parti.
Se quando si parla di sistema
osteo-articolare e/o di postura sembra che le caratteristiche psichiche dell’individuo
non siano coinvolte, in realtà non è così.
Proviamo solo a pensare che uno dei termini
per indicare uno stato d’ansia o di disagio dovuto per esempio a relazioni
problematiche è ‘tensione’. La tensione indica proprio un livello di carico e
di contrazione mentale che trova un perfetto omologo nella contrazione
muscolare com’è il caso del tipico digrignamento dei denti, il bruxismo.
Anche in età evolutiva troviamo un rimando
tra il lato fisico e quello mentale della tensione nei bambini che presentano
tic nervosi.
E pensiamo pure a tutte le scorrette
posizioni che assumiamo quando siamo ‘sotto pressione’ o in uno stato di
allerta come al cospetto del datore di lavoro o dell’insegnante durante un’interrogazione:
le spalle sono alzate, la zona cervicale indurita, le gambe accavallate, le
mandibole serrate e il diaframma contratto…
Blocchi e difficoltà di ordine psichico
tendono a riflettersi sul versante corporeo.
Gli interventi psicologici si sono da sempre
interessati al modo di affrontare gli stati di tensione agendo sulle cause più
profonde o inducendo degli stati di rilassamento psicofisico.
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