lunedì 2 gennaio 2012

L’ acufene e il ruolo dell’individualità

La nostra realtà è qualcosa che costruiamo o che esiste indipendentemente da noi?
Uno dei temi su cui l’uomo si è interrogato da tempi immemorabili.
Anche la psicologia ha posto e pone tra le sue questioni la relazione tra una realtà considerata oggettiva e l’apporto individuale, sia nel funzionamento normale che in quello patologico.
L’ansia, per esempio, può implicare antiche esperienze traumatiche (come la separazione dalle figure parentali che possono creare sentimenti dolorosi), o esperienze più recenti che, in ogni caso, non possono prescindere da quelle più lontane.
Ecco dunque l’importanza di andare a occuparsi di ciò che ‘sta sotto’ all’acufene, e di provare a immaginare questo come conseguenza e non causa del disagio psicologico.
E’ naturalmente riduttivo ipotizzare solo una causa psicologica all’insorgenza dell’acufene (come illustra bene la PNEI), ma è altresì riduttivo omologare gli acufeni in un’unica categoria.
L’acufene, in buona sostanza, non sarebbe sufficiente a spiegare lo stato di disagio di colui che presenta il sintomo, ma sarebbe uno degli indicatori su cui lo specifico disagio, che necessita di un adeguato bilancio clinico, si innesta.
Dunque non c’è una risposta univoca al disagio causato dall’acufene, e si ravvisa la necessità di attuare percorsi che ‘navighino’ sulle onde delle specifiche forme che ogni individuo con acufene presenta attraverso l’espressione e l’esplorazione dei suoi sistemi di significato.

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